Il d.d.l. Gelli è legge, riformata la responsabilità medica

Lo scorso 28 febbraio, dopo un lungo e travagliato iter, il d.d.l. Gelli ha finalmente ricevuto dalla Camera il sì definitivo (con 255 voti a favore, 113 contrari e 22 astenuti), così riformando la materia della responsabilità medica, al fine di conciliare l’esigenza di garantire la sicurezza delle cure a tutela dei pazienti con quella di assicurare maggiore serenità agli esercenti la professione sanitaria.

Tra le tante novità (quali l’introduzione del tentativo obbligatorio di conciliazione per le vittime di mala sanità, il risarcimento diretto dell’assicurazione, la costituzione di un fondo ad hoc per gli indennizzi)rilevano soprattutto le nuove regole sulla responsabilità dei sanitari, soprattutto in sede penale.

Se in sede civile, viene tracciata in via definitiva una sorta di “doppio binario” (responsabilità contrattuale della struttura sanitaria ed extracontrattuale del medico), in sede penale, invece, a rilevare è una sostanziale “depenalizzazione” dell’errore causato per imperizia, attraverso l’eliminazione della colpa lieve, laddove siano rispettate le linee guida o le buone pratiche clinico-assistenziali.

Il medico che sbaglia, dunque, non dovrà rispondere di omicidio o lesioni personali colpose, causato per imperizia, se ha rispettato le linee guida e le buone pratiche clinico-assistenziali. Il secondo comma del nuovo articolo 590-sexies, aggiunto al codice penale e rubricato “Responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario“, abrogando il comma 1 dell’art. 3 della legge Balduzzi (n. 189/2012) statuisce, infatti, che “qualora l’evento si sia verificato a causa di imperizia, la punibilità è esclusa quando sono rispettate le raccomandazioni previste dalle linee guida come definite e pubblicate ai sensi di legge ovvero, in mancanza di queste, le buone pratiche clinico-assistenziali“, sempre che ovviamente “le raccomandazioni previste dalle predette linee guida risultino adeguate alle specificità del caso concreto“.

Testo di Legge

Pubblicato da Valeria Citraro

Laureata in Giurisprudenza con 108/110 presso l'Università degli Studi di Catania, con tesi in Diritto Processuale Penale dal titolo "La chiamata in correità. Struttura e Valutazione Probatoria". Abilitata all'esercizio della professione forense il 30/09/2016 con votazione 405/420.