Parcheggiare nel posto riservato a un disabile configura il reato di violenza privata

Cassazione penale, sez. V, sentenza 07 aprile 2017 n. 17794 – Violenza privata – parcheggio riservato a persona disabile – violazione del codice della strada.

Costituisce violenza privata la condotta di chi impedisce, ponendo la propria autovettura negli spazi riservati, all’avente diritto di parcheggiare la propria autovettura; ciò rappresenta una modalità di coartazione dell’altrui volontà peraltro realizzata con la piena consapevolezza dell’illiceità della propria condotta.

Lo ha affermato la Corte di Cassazione,  in sentenza 7 aprile 2017, n. 17794, allorchè rigettava il ricorso dell’imputato, condannato ai sensi dell’art. 610 c.p. per aver parcheggiato la propria autovettura nel posto riservato alla persona offesa, per un considerevole lasso di tempo, così impedendo alla stessa persona offesa di parcheggiare la propria autovettura nello spazio vicino a casa, assegnatole a causa della sua disabilità.

La Cassazione si è poi soffermata sul rapporto tra il reato di cui all’art. 610 c.p. realizzato secondo le predette modalità e la violazione dell’art. 158, comma 2, CdS, che punisce, con sanzione amministrativa, chi parcheggi il proprio veicolo negli spazi riservati alla fermata o alla sosta dei veicoli di persone invalide.

Secondo gli Ermellini, tuttavia, quest’ultima fattispecie non ricorre nel caso in cui lo spazio sia espressamente riservato ad una determinata persona, per essere affetta da certe disabilità. In tale specifica ipotesi, alla violazione della norma sulla circolazione stradale si aggiunge anche la condotta di impedimento alla persona offesa, ricalcante la disposizione di cui all’art. 610 c.p.

Della fattispecie di cui all’art. 610 c.p. sussisterebbe, inoltre, anche l’elemento soggettivo, avendo certamente l’imputato visto la segnaletica, e nonostante ciò decideva di parcheggiare l’autovettura in un posto riservato ad una specifica persona, e non per pochi minuti, ma dalla mattina fino alle prime ore del giorno successivo, impedendo alla persona offesa di parcheggiare al suo ritorno serale nella propria abitazione.

Pubblicato da Valeria Citraro

Laureata in Giurisprudenza con 108/110 presso l'Università degli Studi di Catania, con tesi in Diritto Processuale Penale dal titolo "La chiamata in correità. Struttura e Valutazione Probatoria". Abilitata all'esercizio della professione forense il 30/09/2016 con votazione 405/420.